La predizione comune alla maggior parte dei modelli di crescita endogena è che nel lungo periodo la crescita del reddito pro-capite di una nazione è proporzionale alla dimensione della sua popolazione. Se un effetto di scala esistesse veramente, esso dovrebbe dunque implicare: a) l¿esistenza di una correlazione positiva tra risorse investite in ricerca (numero di ricercatori) e tasso di crescita del reddito; b) che qualunque paese con scarsa popolazione manifesti stabilmente tassi di crescita del PIL pro-capite elevati.
Recenti evidenze (Jones 1995a,b) respingono l¿ipotesi di effetti di scala nel periodo post-seconda guerra mondiale per gran parte dei paesi OCSE (la dimensione della popolazione non influenza il tasso di crescita del PIL reale pro-capite). Al riguardo esistono due distinti approcci che riescono a formalizzare in modo diverso l¿assenza di effetti di scala.
Una prima classe di modelli (Kortum, 1997; Segerstrom, 1998) si regge sull¿ipotesi che le opportunità tecnologiche diminuiscono sistematicamente nel corso del tempo (scoprire nuove invenzioni diventa sempre più difficoltoso e le scoperte più ovvie sono quelle realizzate per prime). Sotto questa ipotesi si dimostra che nel lungo periodo la crescita del reddito pro-capite dipende positivamente dalla crescita della popolazione (e non dalla sua dimensione). Questa prima categoria di modelli è identificata con il termine di modelli di crescita semi-endogena.
Esiste poi una seconda classe di modelli (Dinopoulos-Thompson, 1998; Peretto, 1998; Young, 1998; Howitt, 1999; Peretto-Smulders, 2002) nei quali il progresso tecnico si manifesta lungo due dimensioni: espande la varietà dei beni e migliora la qualità di quelli esistenti. In questi lavori l¿attività di ricerca è finalizzata esclusivamente al miglioramento della qualità dei prodotti e la creazione di nuove varietà è il frutto di una attività di imitazione senza costi, nel senso che ciascun individuo che popola l¿economia ha la stessa probabilità esogena di aprire una nuova linea di prodotti. Anche in questi modelli il risultato finale è che in equilibrio il tasso di crescita del reddito pro-capite è legato al tasso di crescita della popolazione. Tuttavia, contrariamente ai precedenti, qui la crescita è positiva anche in assenza di crescita demografica.
Entrambi questi gruppi di approcci soffrono di due limiti essenziali (che la nostra ricerca mira ad eliminare). Il primo è che essi suggeriscono che economie con popolazioni più grandi avranno necessariamente nel lungo periodo un livello di reddito pro-capite maggiore. Il secondo, invece, è di guardare esclusivamente ai Paesi industrializzati o di recente industrializzazione, ignorando quasi completamente l¿analisi dei Paesi in Via di Sviluppo, dove forse la dinamica demografica rappresenta maggiormente un¿opportunità/minaccia.
L'attenzione viene focalizzata anche sugli effetti che l'apertura commerciale esercita sulla dinamica popolazione-crescita di lungo periodo.