La biotecnologie sono un fenomeno controverso. In questi anni esse hanno suscitato reazioni diverse, quand¿anche addirittura opposte: da una parte vengono viste come un evento estremamente positivo che potrebbe risolvere problemi sociali di grande rilievo (come la fame nel mondo, alcune malattie genetiche, l¿inquinamento ambientale, ecc.); dall¿altra vi sono dubbi e incertezze (Volpi 2001, Buratti 2004, Foriero 2006), fino a una strenua opposizione a esse (Shiva 1993, Moser 1995, Levidow 1995) basata su ragioni etiche, politiche, sociali e anche scientifiche: non sono pochi infatti gli scienziati (fra cui molti biologi) che si oppongono alle biotecnologie.
Come spesso accade le contrapposizioni ideologiche trascurano quei fenomeni che potrebbero rappresentare una terza via, un¿alternativa alle contrapposizione stesse. Questo progetto vuole studiare proprio uno di questi fenomeni: il contributo di una parte dell¿ingegneria genetica al superamento della sperimentazione animale. Esso è un esempio di come si possa conciliare etica e biotecnologie.
Una parte dell¿ingegneria genetica ha sviluppato numerose tecniche sostitutive dell¿animale (denominate replacement). Jukes e Chiuia (2003) le hanno raccolte in una rassegna sistematica. In base alla loro origine queste tecniche sono distinte in biologiche e non biologiche. Le prime (che concernono le biotecnologie) sono basate su:
¿ microrganismi (organismi unicellulari)
¿ frazioni subcellulari
¿ clonazione cellulare
¿ colture di tessuti, di organi isolati e di cellule umane/staminali (tecniche in provetta o in vitro).
L¿obiettivo principale di questo progetto è studiare il ruolo che (una parte del)l¿ingegneria genetica gioca all¿interno del conflitto tra due paradigmi di ricerca (Kuhn 1962; Hanson 1958), quello vivisezionista e quello antivivisezione. Di conseguenza analizzare le chances che questa nuova disciplina ha per superare le ragioni del conflitto.
Questi due paradigmi sono da sempre in contrapposizione e mettono continuamente in atto strategie di delegittimazione reciproca. Tali strategie si basano su diverse risorse materiali e simboliche: dall¿etica alle necessità della scienza, dalla morale alla priorità della salute degli esseri umani rispetto a quella degli animali. Tra questi due paradigmi un tempo esisteva una forte asimmetria: il paradigma antivivisezionista era del tutto marginale e fondato quasi esclusivamente su ragioni etiche. Recentemente però il paradigma antivivisezione sta guadagnando sempre più consensi all¿interno della scienza ufficiale. Com¿è potuto accadere che un paradigma così marginale, con pochi mezzi finanziari e scarso accesso ai media, stia minacciando e indebolendo il paradigma dominante?
Lo studio verrà condotto con 50 interviste discorsive con esperti del mondo scientifico e rappresentanti dei diversi paradigmi. Le interviste verranno trascritte e digitalizzate per essere analizzate con il programma di analisi testuale NVIVO.