Scritto ¿a contatto¿ con il potere totale che, in varie forme, ha percorso la prima metà del Novecento, Masse und Macht non è un libro di filosofia, e dunque nemmeno di filosofia politica. Tuttavia, nella sua struttura per così dire di fenomenolo-gia antropologica si specchiano i nodi fondamentali della ri-flessione appunto filosofico-politica, almeno per quanto riguarda la definizione del ¿luogo della politica¿ (istituzione) e la questione della subordinazione e dell¿obbedienza.
Nelle sue pagine, inoltre, corrono linee teoriche che incontrano di fatto ipotesi e teorie di antropologia filosofica che sono, oggi, decisive per la comprensione delle forme della politica, e dei suoi effettivi comportamenti. In particolare, sono profondi ed estremamente interessanti i punti di contatto, e ancor più quelli di distinzione, con il pensiero di Arnold Gehlen (Der Mensch e Urmensch und Spätkultur soprattutto) e con quello di René Girard (Mensonge romantique et vérité romanesque, Le bouc émissaire, La violence et le sacré e altri).
Condotta non solo su Masse und Macht, ma anche sugli altri testi saggistici, autobiografici e letterari di Canetti, la ricerca si articolerà attorno a due centri di interesse: il primo relativo alla ¿fondazione¿ del luogo della politica, il secondo relativo al rapporto di potere dentro quel luogo. Schematicamente, il suo sviluppo si può così indicare:
1. Il luogo e il tempo del potere:
Dai Molti all¿Uno: distanza, addensamento, indifferenziazio-ne, eguaglianza. Confronto con le ipotesi sacrificale girardiana e quella rituale gehleniana.
Il ¿confinamento¿ della massa naturale e la nascita dello spazio politico.
Il tempo della politica: la costruzione della durata.
Della centralità del rito e del mito e della loro realissima illusione nella continua rifondazione dell¿artificialità politica.
2. Il potere come subordinazione:
L¿occhio come organo del potere.
La sorveglianza e la speranza: il gioco del gatto con il topo come metafora della subordinazione. Ancora sul luogo e sul tempo del potere.
Fascinazione e orientamento dello sguardo: una prospettiva sinottica (confronto con la prospettiva panottica di Jeremy Bentham).
3. La disobbedienza come condizione e costruzione di libertà.