Il processo di riforma della pubblica amministrazione e del lavoro pubblico in Italia, avviato nel 1992-93, dura ormai da quasi quindici anni, ispirato, come in altri paesi, all'approccio del New Public Management. Un approccio che mirava a correggere le debolezze del modello weberiano, gerarchico-burocratico, della pubblica amministrazione (inclusa la regolazione del lavoro pubblico), con un modello che tenesse conto delle acquisizioni raggiunte dalla teoria economica dell'organizzazione, in particolare le acquisizioni della teoria del moral hazard. In tale prospettiva, per migliorare la performance delle pubbliche amministrazioni e del lavoro pubblico, la riforma del 1992-93 si è proposta di delineare una catena di relazioni tra potere politico, dirigenza amministrativa, lavoratori e sindacati dei lavoratori tale per cui a ciascun livello si configurasse un rapporto principale/agente nel quale, attraverso un appropriato sistema di incentivi e controlli, ciascun agente fosse responsabilizzato rispetto ad un principale.
Coerentemente con questa impostazione sono state adottate varie misure sia nella gestione delle risorse umane (abolizione degli scatti di anzianità, nuovo inquadramento professionale del personale), sia nelle relazioni con il sindacato (struttura contrattuale a 'decentramento controllato') volte a minimizzare il rischio di opportunismo degli agenti.
La ricerca si propone di sottoporre a verifica la validità di tale approccio alla luce di quasi 15 anni di esperienza. L'attenzione sarà posta soprattutto sull'esperienza di gestione del personale e delle relazioni contrattuali a livello decentrato, cercando di approfondire due problemi: a) se gli esiti difformi da quelli del settore privato, che spesso sono stati rilevati nel periodo, siano imputabili a problemi di opportunismo degli agenti o piuttosto alla debolezza del principale; b) se soluzioni gestionali e contrattuali preoccupate di tenere sotto controllo i costi di agenzia non abbiano a loro volta prodotto elevati costi di transazione.
L'esperienza italiana sarà messa a confronto con quella di alcuni paesi europei.