Limiti ed ambiguità della ricerca teorica: il legame tra la concorrenza sul mercato dei beni e l'efficienza interna delle imprese
Progetto Obiettivo di questo progetto è esaminare il finora insoddisfacente tentativo compiuto dalla teoria di dare formale dimostrazione della tesi, ampiamente condivisa e sostenuta dall¿evidenza empirica, secondo la quale una maggiore concorrenza sul mercato dei beni riduce il grado di inefficienza-x delle imprese.
Sia attraverso un approfondito esame critico della letteratura esistente, sia elaborando una semplice ma originale analisi teorica, si cercherà di cogliere ed evidenziare le ragioni degli ambigui e contraddittori risultati finora presenti in letteratura: a fronte di un problema di inefficienza interna che nasce da un problema informativo, la ricerca teorica non ha paradossalmente tenuto conto del fondamentale ruolo informativo che la concorrenza può svolgere agendo quale ¿parametro di valutazione¿. In particolare, la concorrenza non è messa nella condizione di attenuare il vantaggio informativo del manager e non ha pertanto alcun effetto diretto su i costi d¿agenzia.
Si mostrerà in particolare come nei principali modelli presenti in letteratura non esista, in realtà, alcun meccanismo economico mediante il quale la concorrenza sul mercato dei beni sia in grado di influenzare i costi di agenzia e quindi il grado di inefficienza-x delle imprese.
Ne consegue che gli ambigui risultati ottenuti dalla letteratura, che mostrano l¿esistenza di una relazione non monotonica tra concorrenza ed efficienza interna, derivano unicamente dagli effetti della concorrenza sulla profittabilità diretta e strategica derivante da una riduzione dei costi unitari di produzione: il beneficio marginale generato da una riduzione dei costi, oltre un certo grado di concorrenza, si riduce all¿aumentare della concorrenza (al crescere del numero delle imprese), così da indurre il principale a richiedere al proprio manager livelli ottimi (di second best) di impegno via via inferiori. Questa conclusione è rafforzata dal fatto che in molti dei modelli esistenti in letteratura vi è un¿implicita ipotesi di rendimenti di scala crescenti.