Qual è il ruolo politico dell¿occhio? La risposta più ovvia rimanda alla pratica d¿ordine per cui i pochi ¿tengono d¿occhio¿ i molti, cittadini o sudditi. Secondo questa prospettiva, che Jeremy Bentham già sul finire del 700 cominciò a delineare nel Panopticon, lo sguardo del potere è totale. Così l¿immaginario oggi si rappresenta il sistema complesso del controllo politico: come una pervasiva, onnipotente macchina-che-vede.
D¿altra parte, il potere ben si può dire sinottico. Esso cioè si regge anche e in primo luogo su un autocelebrarsi e su un deliberato mettersi in scena. Orientando i loro occhi ai pochi e al loro splendore ¿ corti, palazzi, monumenti, riti, simboli, spettacoli ¿, i molti ne ricavano visioni del mondo e modelli di vita. Non a caso, nell¿occhiuta macchina di potere del Panopticon si trova, inaspettato, il progetto d¿uno spettatore totale, e quasi d¿un telespettatore ante litteram: un uomo o una donna il cui sguardo sia catturato da una messa in scena capillare e quotidiana, che si presenta come ovvia ed evidente.
Ma è proprio solo questo il senso politico del nostro guardare ed esser guardati? Davvero il nostro ¿starci di fronte¿ è tutto dominato dal dato d¿una sorveglianza occhiuta che si incontra con una quotidiana propensione a consegnarci alla messa in scena, a farcene imporre legittimità, giustizia, biografie? Qui è necessario e possibile un controcampo, un rovesciamento di sguardo che ci restituisca signoria sulle nostre storie di vita.
Su questi temi, e in questa prospettiva, sto conducendo una ricerca che ormai dura da un paio d'anni. Un primo risultato è contenuto in un libro che sarà pubblicato da Il Mulino nell'autunno di quest'anno (titolo:"La libertà negli occhi"). Per il prossimo anno voglio approfondire la lettura testuale del Panopticon benthamiano in chiave per così dire "televisiva". Si tratta di una lettura ¿capovolta¿ rispetto a quelle consolidate, e anche rispetto a quella di Foucault. Ossia, vorrei soffermarmi sull'analogia fra l'ispettore descritto nel libro e il "telespettatore totale" che sempre più minaccia d'essere modello diffuso ed egemone di consenso e di autosorveglianza. Inoltre, ho in progetto di proporre e curare un'edizione italiana dello stesso Panopticon (oggi quasi del tutto irreperibile nella nostra lingua), corredata di una mia introduzione.