Il protocollo addizionale del 9 novembre 1995 alla Carta sociale europea, trattato stipulato nell¿ambito del Consiglio d¿Europa nel 1961 (ma emendato nel 1996) e che garantisce un certo numero di diritti economici, sociali e culturali, ha istituito un sistema di reclami collettivi. Questo è venuto ad aggiungersi agli strumenti più tradizionali, quali l¿esame dei rapporti degli Stati parte, già a disposizione del Comitato europeo per i diritti sociali, composto di esperti indipendenti, ai fini del controllo sul rispetto da parte degli Stati dei diritti garantiti. I reclami possono essere introdotti da enti non governativi, comprensivi, tra gli altri, delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro del paese oggetto della procedura. Il protocollo, che è stato ratificato da un certo numero di Stati, tra i quali l¿Italia, è entrato in vigore nel 1998. Il Comitato ha già elaborato in questi anni, sulla base dei reclami collettivi presentati, una prassi importante, accertando in alcuni casi, anche riguardanti il nostro paese, la violazione di taluni dei diritti protetti dalla Carta da parte dello Stato interessato. La procedura dei reclami collettivi non costituisce una novità assoluta nel campo della tutela a livello internazionale dei diritti economici e sociali; ma quella introdotta nel sistema della Carta sociale europea assume una rilevanza particolare, sia perché costituisce un esempio particolarmente evoluto, sia perché viene a colmare, almeno parzialmente, una lacuna nella protezione dei diritti economici, sociali e culturali in Europa, i quali per lo più sfuggono alla garanzia giudiziaria che fa capo alla Corte europea dei diritti umani. La ricerca si concentrerà sull¿analisi del funzionamento di questo nuovo meccanismo di garanzia, puntando anche a trarre conseguenze sul piano più generale della valutazione della idoneità dei sistemi di garanzia basati su reclami collettivi ad una protezione più efficace dei diritti economici, sociali e culturali.