L¿indiscussa presenza degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti tra i soggetti che realizzano attività di interesse collettivo in seno al terzo settore induce a verificare le novità introdotte dal decreto legislativo n. 155/2006 recante ¿Disciplina dell'impresa sociale, a norma della legge 13 giugno 2005, n. 118¿. L¿adozione del provvedimento in questione offre, infatti, l¿occasione per tornare a trattare il tema del regime cui vanno soggette le attività diverse da quelle di religione o di culto svolte dagli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. Regime che ¿ come nel caso di specie ¿ apporta spesso deroghe alla disciplina comune a vantaggio dell¿attività svolta dagli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti che hanno stipulato patti, accordi o intese con lo Stato. Tali deroghe sollevano più di un dubbio di legittimità costituzionale tanto sul versante del trattamento deteriore riservato agli enti ecclesiastici delle confessioni religiose soggette alla legge sui culti ammessi (n. 1159/1929), quanto su quello della creazione di privilegi tali da alterare i normali meccanismi di competizione tra enti ugualmente impegnati in attività di solidarietà sociale.
Stante tale premessa, la ricerca intende:
1) ricostruire il regime introdotto dal decreto in questione con riguardo all¿impresa sociale in generale e all¿attività svolta dagli enti ecclesiastici in particolare; 2) analizzare tutti i casi in cui l¿ordinamento introduce deroghe al regime comune a vantaggio dell¿attività diversa da quella di religione o di culto svolta dagli enti ecclesiastici delle confessioni religiose che hanno stipulato patti, accordi o intese con lo Stato; 3) verificare la compatibilità di tali deroghe con l¿assetto costituzionale; 4) ipotizzare nella disciplina delle attività diverse da quelle di religione o di culto svolte dagli enti ecclesiastici soluzioni rispettose tanto della particolare identità di cui sono portatori tali enti, quanto dell¿assetto costituzionale.