Effetti neurofarmacologici centrali di peptidi colecistochinino-simili in animali da laboratorio: ratti e topi.
Progetto Il progetto di ricerca, per apportare chiarimenti sul controverso ruolo dei peptidi CCK-simili nella percezione del dolore (1,2) e effettuare una discriminazione dei recettori CCK nel contesto di tali effetti, è stato solo parzialmente sovvenzionato con una dotazione del 2005. Di conseguenza si intende riproporre lo stesso tema nella speranza di ottenere un ulteriore contributo che lo renda attuabile.
L¿impiego di agonisti ed antagonisti selettivi per i due tipi di recettori CCK e per quelli oppioidei dovrebbe consentire una caratterizzazione di tali composti nella percezione del dolore: iperalgesia o antinocicezione.
Le prove sperimentali saranno condotte in vivo utilizzando animali da laboratorio: ratti e topi.
Seguendo protocolli sperimentali consolidati, gli animali verranno sottoposti a misurazioni della sensibilità di risposta ad uno stimolo dolorifico (agitazione o squittio dell¿animale sottoposto a pressione crescente sulla zampa posteriore o contorcimenti lordotici conseguenti iniezione intraperitoneale di fenilchinone).
Fissato per ciascun animale la soglia di percezione del dolore, questi verranno sottoposti al test previa somministrazione delle sostanze in esame. Questa ripetizione del test permetterà di evidenziare variazioni nella sensibilità (aumentata o ridotta) alla risposta dolorifica dell¿animale.
In una seconda fase gli animali verranno sacrificati dopo stimolazione dolorifica pura o stimolazione dolorifica post somministrazione per evidenziare variazioni nella produzione della proteina cFos transcriptasica considerata anche possibile marker del dolore (3).
Dopo il sacrificio verranno prelevati cervello e midollo spinale che saranno esaminati con metodi immunoistochimici e con tecnica Western blotting per evidenziare variazioni quantitative della proteina cFos. 1) Faris P.L. et al., Science 1983; 219:310-312 2) Rezayat M. et al., Gen. Pharmacol. 1997;28(2):337-340; 3) Zhang Y et al. Int J Neurosci. 2005;115(7):935-48