La generazione di un pacemaker biologico a scopo terapeutico, basato su cellule pacemaker-like derivate da cellule staminali, prevede numerosi passaggi, tra cui la metodologia di ¿delivery¿ del substrato cellulare al paziente. Ad oggi, i protocolli di ¿stem cell therapy¿ per la rigenerazione del tessuto miocardico danneggiato prevedono tre metodologie: 1) iniezione intramiocardica 2) iniezione intracoronarica tramite catetere 3) iniezione intravenosa. Gli svantaggi di questi protocolli riguardano: il controllo della frazione di cellule che raggiungono e si stabiliscono nella zona interessata (homing) rispetto a quelle iniettate e la possibiltà che queste cellule entrino (o rimangano) nella circolazione sistemica portando ad una loro migrazione casuale nell¿organismo. Questo progetto si propone di testare in vitro un metodo di delivery basato sulla incapsulazione delle cellule in una biomatrice sintetica, che mantenga le cellule adese ad essa ed al substrato. La biomatrice deve assicurare il passaggio di sostanze nutritive, di ¿segnali¿ cellulari e favorire l¿adesione cellulare. Biomatrici simili sono già sperimentalmente in uso; un protocollo volto alla rigenerazione di cardiomiciti in maiali con ischemia cardiaca prevede per esempio l¿uso di soluzioni di trombina e fibrinogeno che in seguito a reazione proteolitica formano una matrice di fibrina estremamente flessibile. Nel presente progetto, le cellule pacemaker-like verranno risospese nella soluzione di trombina e coiniettaTe con fibrinogeno su un substrato silente di cellule ventricolari in coltura. In seguito verranno valutate l¿adesione cellulare e la capacità di trasmissione dell¿impulso elettrico. La rapida formazione di una matrice di fibrina assicurerebbe un ¿delivery¿ preciso (senza dispersione di cellule) e localizzato. Questo biopolimero e/o altri commercialmente disponoibili (per esempio BDTM PuraMatrixTM) risultano inoltre non-immunogenici e altamente biodegradabili.