La ricerca si interessa alla presenza della cultura classica (e segnatamente latina) in autori moderni, specie all¿interno di romanzi e romanzieri di Otto/Novecento. Base di partenza del lavoro che si propone sono due pubblicazioni del docente che coordina la ricerca, l¿articolo "Un¿eco virgiliana in Vanity Fair di W.M. Thackeray", edito nel volume "Il dilettoso monte", pp. 187-199, e la raccolta "Disseppellire Cicerone e scrivere la Canzone alla Vergine", Milano, Cuem, 2003, pp. 248 (recensita sulla rivista ¿Scholia¿, VIII, 2006, pp. 85 ss.). I due testi forniscono l¿indicazione circa il metodo da seguire ed i risultati che si conta di raggiungere. Nel giro di alcuni anni, e con un lavoro di équipe nel quale coinvolgere un numero crescente di giovani ricercatori, si presume così di passare al vaglio una serie di autori e di opere significative della nostra cultura, per verificarvi la presenza di riferimenti classici, distinti secondo la tradizionale tipologia in citazioni vere e proprie ¿ esplicite o no, contestualizzate o decontestualizzate che siano ¿, riferimenti allusivi e rifacimenti più o meno dipendenti da un originale latino. La speranza è quella di giungere a una mappa delle diverse possibilità e dei diversi autori. Il lavoro, che necessariamente dovrà procedere per gradi e per assaggi, intende concentrarsi inizialmente su alcuni casi specifici, quali (ad esempio) lo studio sistematico delle presenze classiche nell¿opera di Elsa Morante (la cui novella giovanile "Prima della classe" è stata indicata dal proponente la ricerca come una rielaborazione del tema di Amore e Psiche), oppure di Stefano Benni, che delle citazioni latine e segnatamente virgiliane fa, in "Comici, spaventati guerrieri" e in "Un bar sotto il mare", lo strumento per distinguere un pubblico ¿narrativo¿ (emotivamente coinvolto dalla vicenda narrata) da un pubblico ¿autoriale¿(attento ai segnali e alle indicazioni fornite dall¿autore sul proprio lavoro).