Data di Pubblicazione:
2007
Citazione:
La poliposi nasale oggi : quale è lo spazio della terapia chirurgica? / G. Felisati, F. Messina, A. Maccari. - In: Educazione continua in otorinolaringoiatria. - 1:1(2007), pp. 3-6.
Abstract:
Gli ultimi anni hanno visto aumentare considerevolmente la frequenza di patologie rino-sinusali infiammatorie, probabilmente in relazione all’effetto dell’inquinamento ambientale. Una delle più importanti caratterizzazioni della patologia rino-sinusale attuale è la frequente presenza di iperreattività naso-sinusale che può anche associarsi ad iperreattività bronchiale. Come è noto l’iperreattività nasale caratterizza tipicamente l’allergia ed in questo caso l’aumento della sua prevalenza è ulteriormente correlabile all’inquinamento ambientale ed all’aumento della prevalenza delle forme allergiche. In una alta percentuale dei casi, peraltro, l’ipereattività rappresenta un fenomeno isolato che si correla tipicamente con la presenza di abbondanti eosinofili nel muco nasale, dal che il nome, per queste forme, di rinite cronica eosinofila o NARES nell’acronimo anglosassone. L’associazione di difficoltà respiratorie nasali (con il conseguente ristagno nasale cronico) e di una iperreattività nasale porta, negli anni, ad un edema reattivo sempre più marcato della mucosa naso-sinusale, fino ad un prolasso della mucosa stessa. Quando tale prolasso diventa più marcato, esso viene a corrispondere alla formazione di estroflessioni mucose che altro non sono che i polipi nasali. Anche se l’ipotesi prevalente sulla genesi dei polipi nasali è multifattoriale, oggi tende a prevalere l’idea che essi siano l’espressione finale, in soggetti predisposti (iperreattivi), dell’infiammazione cronica naso-sinusale (Maurizi e Coll., 1997). Da qui anche la definizione di sinusite cronica polipoide, che ha una prevalenza del 1-2 % nella popolazione europea adulta (Hosemann e Coll., 1994). Obiettivamente i polipi si caratterizzano come estroflessioni mucose a sacco, generalmente mollicce, di colorito bianco-perlaceo o giallastro, con una superficie brillante, spesso umida per la presenza di secrezione mucosa. Se appare almeno parzialmente chiarita la patogenesi dei polipi, poco o nulla è noto sulla loro eziologia. Resta ancora da chiarire, ad esempio, come mai le forme avanzate di poliposi siano sempre bilaterali (ove si escludano forme peculiari non correlabili alla “vera” poliposi nasale). La terapia medica è il cardine dell’approccio terapeutico, ma essa vede ridurre i presidi farmacologici, nella maggioranza dei casi, ad un unico farmaco efficace: il cortisone. I farmaci steroidei sono quindi la base della terapia della poliposi nasale e nelle loro differenti forme di somministrazione: locale (spray nasali, aerosol, ecc.) e sistemica (orale, parenterale), rappresentano un sussidio generalmente molto efficace. Quando la terapia medica fallisce o, dopo un periodo di iniziale successo, tende a perdere efficacia, la terapia chirurgica resta peraltro l’unica opportunità terapeutica. La tecnologia ha messo a disposizione numerosi strumenti utili a migliorare la chirurgia della poliposi nasale. Lo standard di riferimento chirurgico è oggi rappresentato da un accurato controllo endoscopico e dall’adozione di strumenti atti a tagliare i polipi, riducendo al minimo la necessità di strappare mucosa sana. In questo modo la chirurgia della poliposi nasale ha perso gli aspetti di grande invasività che la caratterizzavano fino agli anni ’80, con interventi soggetti ad alto sanguinamento, seguiti da tamponamenti stipati che venivano tenuti, a volte, per diversi giorni. Il vissuto traumatico di questi interventi, attualmente non più giustificato, spaventa ancora oggi molti pazienti, operati in passato, che faticano a sottoporsi a nuovi interventi e, quando lo fanno, si stupiscono per il basso impatto di invasività che caratterizza le nuove metodiche. Spesso anche la chirurgia, peraltro, non rappresenta una soluz
Tipologia IRIS:
01 - Articolo su periodico
Elenco autori:
G. Felisati, F. Messina, A. Maccari
Link alla scheda completa: