Data di Pubblicazione:
2017
Citazione:
I bagni pubblici dall'antichità all'Ottocento / F.I.M. Vaglienti - In: Albergo diurno Venezia : Storia, architettura e memoria nel sottosuolo di Milano / [a cura di] L. Borromeo, S. Della Torre, R. Dulio, E. Scarpellini. - Prima edizione. - Arcidosso : Effigi, 2017. - ISBN 9788864337722. - pp. 45-56
Abstract:
Nelle culture dell'antichità e nelle culture tradizionali, il bagno ha significati salutistici, edonistici e catartici, prevalenti rispetto alle connotazioni igieniche, che fanno il loro prepotente ingresso in Occidente a partire dal pieno Medioevo, ma si diffondono e radicalizzano dal secolo scorso, caratterizzando tuttora la nostra vita quotidiana.
L’acqua scandisce da migliaia di anni le fasi esistenziali dell’essere umano. I percorsi di progressiva specializzazione e privatizzazione delle pratiche igieniche non sono quindi univoci: appartengono prevalentemente al mondo occidentale e, al suo interno, presentano fasi alterne di abbandono e di ripresa.
In passato, gli spazi di questa particolare intimità erano riservati ai ceti egemoni e venivano intesi come testimonianze di potere e di distinzione sociale.
Nella Grecia classica, i bagni pubblici erano generalmente annessi alla palestra. In alcune importanti ville della Roma tardorepubblicana erano già presenti strutture termali e impianti igienici. Nella Roma del I secolo d.C., la costruzione dei grandi acquedotti favorì la realizzazione delle terme, a cui gli imperatori, da Tito in poi, amarono legare il proprio nome. Con la caduta dell'Impero e la decadenza delle opere preposte al rifornimento idrico della città, si abbandonarono però anche gli impianti termali.
Dopo l'anno Mille, l'Oriente musulmano, che aveva assimilato alcuni criteri e accorgimenti costruttivi delle terme romane, diffuse nell'Europa occidentale, attraverso i pellegrinaggi armati dei crociati, una versione rielaborata di questo momento di socialità: i bagni turchi, definiti stufe.
Nelle città occidentali, peraltro, alcune abitazioni disponevano di pozzi neri, ma generalmente l'eliminazione dei rifiuti domestici, degli scarti delle produzioni artigianali e dei liquami delle latrine era affidata a un corso d'acqua. Nel Basso Medioevo, l'uso di raffinati accessori da bagno mobili, inizialmente circoscritto all’aristocrazia, si estese anche ai ceti medi. Alla luce di una dimensione utilitaria, ma anche di sempre più attente prescrizioni igienico-sanitarie, si spiega il successo, diffuso a tutti i livelli sociali, di un'altra innovazione, introdotta già nel pieno Quattrocento sia nelle dimore signorili sia nelle abitazioni dei ceti artigiani: un particolare tipo di sedile forato, detto, a Milano, destro. Nel 1596 Sir John Harrington descrive il primo water closet a valvola, ma la sua diffusione, previa reinvenzione, si fece attendere per altri due secoli. Al 1726, risale invece il primo documento francese che documenta l’uso del bidet, rielaborazione dell’antico semicupio.
La rivoluzione industriale e l’introduzione di nuovi materiali trasformano radicalmente gli arredi delle stanze da bagno. Sarebbero cambiati forme, colori, materiali, ma il loro legame con l’abitabilità di un edificio era ormai un concetto consolidato.
Tipologia IRIS:
03 - Contributo in volume
Keywords:
Milano; bagni pubblici; igiene; cura personale
Elenco autori:
F.I.M. Vaglienti
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Titolo del libro:
Albergo diurno Venezia : Storia, architettura e memoria nel sottosuolo di Milano