Data di Pubblicazione:
2012
Citazione:
Acido linoleico coniugato come terapia nutrizionale per la cura di malattie neurodegenerative / A. Petroni, M. Cappa, P. Gonnelli, S. Carta, E. Murru, S. Banni. ((Intervento presentato al convegno SINUT tenutosi a Milano nel 2012.
Abstract:
ACIDO LINOELICO CONIUGATO COME TERAPIA NUTRIZIONALE PER LA CURA DI
MALATTIE NEURODEGENERATIVE
Anna Petroni1
, Marco Cappa2
, P. Gonnelli1
, Stefania Carta3
,Elena Murru3
, Sebastiano Banni3
1 Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano,
via Balzaretti 9, 20133 Milano, Italia
2.Unità Operativa di Endocrinologia, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Italia 3.Dipartimento di
Biologia Sperimentale, Università di Cagliari, Italia
Le patologie neurodegenerative sono spesso associate ad alterazioni del metabolismo lipidico,
steroideo e ad eventi infiammatori secondari che possono contribuire alla progressione della
malattia. Ne è un esempio la X-Linked Adrenoleukodystrophy (X-ALD), una malattia del sistema
nervoso caratterizzata dall’accumulo dei very long chain fatty acids (VLCFA), acidi grassi che
l’organismo non riesce ad eliminare. L’olio di Lorenzo, unica terapia dietetica disponibile, è
costituita da una miscela di acido erucico ed oleico, come trigliceridi (GTOE). I pazienti sottoposti
a terapia con GTOE nell’arco di due mesi normalizzano i livelli plasmatici di VLCFA, tuttavia il
metabolismo di GTOE nel cervello è ridotto ed i potenziali somatosensoriali evocati misurati nei
pazienti (SEP) non migliorano1
. Abbiamo ipotizzato di aggiungere alla terapia l’acido linoleico
coniugato (CLA), composto costituito da numerosi isomeri con distinte attività biologiche tra le
quali un’attività antiinfiammatoria.
In un recente studio clinico da noi condotto, il CLA è stato aggiunto al GTOE, la miscela è stata
somministrata a 5 pazienti donne portatrici di X-ALD, con sintomatologia lieve o assente. Dopo un
trattamento di 2 mesi il CLA veniva dosato nel liquor, dimostrandone il passaggio attraverso la
barriera emato-encefalica, i livelli plasmatici di VLCFA nelle pazienti risultavano ridotti ed altri
parametri clinici, quali i SEP miglioravano2
.
Abbiamo quindi somministrato questa terapia a pazienti maschi affetti da X-ALD con
sintomatologie differenziate. I pazienti rispondevano in maniera positiva al trattamento, simile alle
pazienti donne, con una diminuzione significativa dei livelli plasmatici di VLCFA.
I nostri risultati ci hanno permesso di proporre una strategia terpeutica più efficace per la X-ALD e
per altre patologie neurodegenerative caratterizzate da una componente infiammatoria secondaria.
Sponsor: Associazione Biomedicina e Nutrizione, Italy www.biomedicinanutrizione.org
Bibliografia
1. Restuccia, D. et al. Neurology, 1999, 4, 810-6.
2. Cappa, M. et al., JIMD, 2012
Tipologia IRIS:
14 - Intervento a convegno non pubblicato
Elenco autori:
A. Petroni, M. Cappa, P. Gonnelli, S. Carta, E. Murru, S. Banni
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