Al margine meridionale del Mediterraneo: cambiamenti ambientali nelle regioni aride nel corso dell'Olocene ( fra clima ed impatto antropico) Accademia Nazionale dei Lincei XXIX Giornata dell'Ambiente: Clima del Bacino del Mediterraneo negli ultimi 12mila anni
Altro
Data di Pubblicazione:
2011
Citazione:
Al margine meridionale del Mediterraneo: cambiamenti ambientali nelle regioni aride nel corso dell'Olocene ( fra clima ed impatto antropico)
Accademia Nazionale dei Lincei XXIX Giornata dell'Ambiente: Clima del Bacino del Mediterraneo negli ultimi 12mila anni / M. Cremaschi. ((Intervento presentato al 29. convegno Clima del bacino del mediterraneo negli ultimi 12000 anni tenutosi a Roma nel 2011.
Abstract:
Oggi sappiamo che l’Olocene – gli ultimi diecimila anni di storia della Terra –, un tempo ritenuto un periodo caldo e stabile, è stato teatro di sensibili e talora repentine variazioni climatiche. L’ultima di queste, il riscaldamento globale in atto, ci fa riflettere sullo sviluppo futuro del clima sul pianeta e su quale ruolo in esso possa giocare l’attività dell’uomo. Molte preoccupazioni si addensano sul Mediterraneo; questa regione viene considerata particolarmente sensibile al riscaldamento globale di origine antropica che porterà alla riduzione dell’intensità piogge e ad un più frequente ripetersi di episodi siccitosi, intervallati da precipitazioni a carattere parossistico, con conseguenze facilmente immaginabili sulle popolazioni che vi risiedono.
I margini meridionale ed orientale del Mediterraneo sono oggi occupati dai deserti del Sahara e del Medio Oriente, ma l’attuale aridità di quelle regioni è solo l’ultimo episodio di una storia più complessa che le vide ricche di acque, densamente popolate, nonché teatro di eventi cruciali per lo sviluppo delle civiltà.
Durante gli ultimi diecimila anni le regioni aride circum-mediterranee sono state teatro di un cambiamento ambientale di rango paragonabile soltanto a quello che avvenne pochi millenni prima alle medie latitudini con la disintegrazione dei ghiacciai pleistocenici, con l’importante differenza data dal fatto che il repentino sviluppo dei deserti interessò una area densamente popolata. Tali aree pertanto costituiscono un eccellente laboratorio dove studiare i rapporti fra le variazioni climatiche e le culture antropiche che a queste hanno reagito, soccombendo o adattandovisi, oppure ancora, come oggi cominciamo a comprendere, contribuendo esse stesse in modo attivo ai cambiamenti ambientali, non sempre in modo positivo. Malgrado i numerosi studi effettuati anche di recente, le regioni aride permangono ancora poco note dal punto di vista paleoambientale, a causa della loro vastità e delle difficoltà di accesso (ancora persistenti malgrado gli enormi progressi consentiti in questi decenni dall’uso dei veicoli fuori strada) ed a causa degli eventi politici e sociali dei quali, ultimamente, abbiamo molti esempi.
Illustrerò quindi la situazione del Sahara centrale per il quale si hanno oggi molte informazioni, cercando inoltre di stabilire un confronto con le zone aride medio-orientali, con particolare riguardo al deserto siriano, per il quale tuttavia le conoscenze sono ad oggi assai meno approfondite.
Meccanismo climatico
La scomparsa o l’attenuazione delle condizioni desertiche nella fascia subtropicale tra la fine del Tardiglaciale e l’Olocene, secondo un noto modello paleoclimatico, è stata determinata dal riassetto della circolazione atmosferica globale, innescato dallo scioglimento dei ghiacciai alle medie ed alte latitudini in seguito all’aumento dell’intensità dell’insolazione entrante. Durante il periodo glaciale infatti la zona di convergenza intertropicale (ITCZ) subiva fluttuazioni stagionali molto ridotte, poiché costretta alle basse latitudini basse dalle alte pressioni sull'Europa indotte dalla presenza delle masse glaciali; inoltre la ridotta evaporazione nell’Atlantico centrale permetteva la formazione di perturbazioni monsoniche di modeste entità. Con il loro dissolversi e la scomparsa dei campi di alta pressione ad esse connessi, la zona di convergenza intertropicale risalì verso Nord fino a raggiungere una latitudine N di circa 20-25°; questo permise al monsone estivo (alimentato da un maggiore evaporazione oceanica) di portare masse di aria umida e pioggia dal golfo di Guinea fino al Sahara centrale. Analoghi fenomeni si verificano sopra l’Oceano indiano permettendo alle precipitazioni mon
Tipologia IRIS:
14 - Intervento a convegno non pubblicato
Elenco autori:
M. Cremaschi
Link alla scheda completa: