Incontinenza urinaria post-prostatectomia radicale retropubica : efficaciadi due trattamenti conservativi gestibili dall'infermiere
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Data di Pubblicazione:
2010
Citazione:
Incontinenza urinaria post-prostatectomia radicale retropubica : efficaciadi due trattamenti conservativi gestibili dall'infermiere / S. Terzoni, A.L.L. Destrebecq. ((Intervento presentato al convegno Incontinenza urinaria e fecale : dal problema alle possibili soluzioni tenutosi a Milano nel 2010.
Abstract:
Background e razionale.
I tumori maligni della prostata rappresentano, in Italia, un gruppo di patologie di frequente riscontro. Uno studio del 20071 riporta un’incidenza di 108 casi su 100000 abitanti nel nostro Paese; i dati nazionali ISTAT, riferiti allo stesso anno, indicano un tasso di mortalità del 2,6% con 7502 decessi, in massima parte concentrati nel Nord Italia. La prostatectomia radicale è indicata in letteratura come “gold standard” per i pazienti con carcinoma organo-confinato ed aspettativa di vita superiore ai 10 anni. L’incontinenza urinaria è un problema comune a seguito dell’intervento, con una prevalenza ancora incerta che dipende da vari fattori noti da lungo tempo: tecnica chirurgica utilizzata
definizione d’incontinenza adottata e strumenti utilizzati per quantificarla
cronologia dei follow-up post-chirurgici per l’incontinenza caratteristiche dei valutatori durante il follow-up.
Anche i fattori di rischio per l’incontinenza urinaria dopo l’intervento sono noti da tempo: anormalità nella contrattilità detrusoriale, pre-operatoria o secondaria a noxa chirurgica deficit sfinteriale età avanzata (>65 aa.)
radioterapia preoperatoria, assunzione di farmaci in grado di irritare la vescica
malattie neurodegenerative quali Parkinson e demenza.
La riduzione del peso corporeo può influire positivamente sul recupero della continenza urinaria.
Tra i metodi conservativi di riabilitazione figurano gli esercizi per i muscoli del pavimento pelvico (pelvic floor muscle exercises o PFMEs). Si tratta di contrazioni volontarie dei muscoli pelvici, che i pazienti possono attuare autonomamente a domicilio senza necessità di operatori o macchine. L’innervazione magnetica extracorporea (ExMI) prevede l’uso di una poltrona, su cui il paziente siede vestito. Sotto la seduta è posizionato un dispositivo che genera un campo magnetico; il campo elettrico indotto causa la contrazione delle fibre muscolari, senza necessità di contatto né di attività da parte del paziente. Il ruolo della ExMI e dei PFMEs è controverso: servono quindi ulteriori studi per chiarirne l’efficacia.Risultati
OBIETTIVO 1: l’analisi dei punteggi IPSS (International Prostate Symptom Score) ha mostrato una significativa riduzione dei sintomi prostatici a favore dei PFMEs versus assenza di trattamento, tra primo e terzo mese [ANCOVA dopo trasformazione PROBIT: p=0.0008, R2=0.8163, 2 nel campione=0.1465], senza differenze significative nei punteggi pre-trattamento. Età e BMI si sono dimostrati ininfluenti, essendo molto simili nei due gruppi. A sei mesi i punteggi dei due gruppi non mostravano differenze significative.
L’analisi di sopravvivenza (Kaplan-Meier) ha mostrato che, in base alla percentuale di pazienti riabilitati, l’impiego dei PFMEs è consigliabile fino al terzo mese. Dopo tale periodo, è da valutare l’opportunità di proseguire la riabilitazione con altri trattamenti.
L’analisi di sopravvivenza (Kaplan Meier) dei pazienti trattati con ExMI vs. PFMEs ha mostrato una differenza significativa a favore del primo metodo (log-rank test a 6 settimane: 2(1)=16.287, p<0.001). I risultati ottenuti con la ExMi a 6 settimane corrispondevano a quelli raggiunti dai PFMEs tra la decima e l’undicesima.
Conclusioni
La riabilitazione conservativa con almeno uno dei metodi considerati è sempre consigliabile; l’infermiere può gestirla in autonomia, con risultati clinici comprovati. Occorre indagare le motivazioni di coloro che rifiutano la riabilitazione e cercare di ridurne il numero. La ExMI appare più efficace dei PFMEs, che sembrano consigliabili solo entro i primi tre mesi (fatte salve le condizioni del paziente che limitano l’uso di altre tecniche).
Tipologia IRIS:
14 - Intervento a convegno non pubblicato
Elenco autori:
S. Terzoni, A.L.L. Destrebecq
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