“…e sempre andremo di male in peggio”: impresari e organizzazione operistica da Fiume a Ragusa in epoca di crisi = Impresarios and Operatic Organization from Rijeka to Dubrovnik in Times of Crisis
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Data di Pubblicazione:
2017
Citazione:
“…e sempre andremo di male in peggio”: impresari e organizzazione operistica da Fiume a Ragusa in epoca di crisi = Impresarios and Operatic Organization from Rijeka to Dubrovnik in Times of Crisis / C. Scuderi. ((Intervento presentato al 2. convegno Transnational Opera Studies Conference - Tosc@ tenutosi a Bern nel 2017.
Abstract:
La presente ricerca è volta a tracciare presenza, sistema produttivo e ruolo dell’opera italiana nei teatri che si affacciano sulla costa delle attuali Slovenia e Croazia nell’età immediatamente successiva all’unificazione d’Italia sino al termine del primo conflitto mondiale. Da Fiume a Ragusa, attraverso Zara, Sebenico e Spalato, il materiale archivistico sino ad ora raccolto ci consente di ricostruire i circuiti delle principali compagnie d’opera, le relazioni tra impresari e direzioni teatrali, identificando i contatti che gli editori e i loro rappresentanti da Milano, Roma e Venezia ebbero con l’area del litorale.
La gran parte dei documenti rilevati è scritta in italiano: infatti, sin dall’inizio della dominazione napoleonica, l’italiano venne definito come lingua ufficiale per il territorio preso in considerazione. La sua presenza poi si affievolirà, a causa della politica di “de-italianizzazione” dell’Istria e Dalmazia, promossa dall’imperatore Francesco Giuseppe sin dal 1866.
Come influì questa politica sulla cultura musicale legata all’opera? Come intervenne l’amministrazione austroungarica nelle operazioni di censura?
La progressiva germanizzazione e slavizzazione dell’area, perseguita con il chiaro intento di rimuovere il dominio intellettuale di Venezia, non fermò gli impresari nella loro attività volta ad assumere compagnie italiane d’opera per una o più stagioni. Le compagnie provenivano dall’entroterra, mentre i musicisti erano per la gran parte locali.
Zara presentava diversi lavori in anteprima rispetto a Vienna o Venezia, e la volontà di essere al passo con i tempi era tangibile.
Si può parlare di “resistenza culturale” dell’opera italiana nei territori presi in considerazione? In seguito alla morte di Giuseppe Verdi (1901), simbolo nazionale per eccellenza, diversi teatri della costa ne assunsero il nome.
Con la fine del XIX secolo, l’opera italiana iniziò una lenta e progressiva coesistenza con altre forme e generi musicali (opera croata, operetta, ecc.). Le rappresentazioni, ormai sempre più spesso in italiano e croato – come nell’emblematico caso del Teatro Mazzoleni di Sebenico – erano lo specchio di un processo di mescolanza tra differenti culture, al crocevia tra mondo slavo, germanico e latino.
Tipologia IRIS:
14 - Intervento a convegno non pubblicato
Elenco autori:
C. Scuderi
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