Data di Pubblicazione:
2018
Citazione:
LA MODIFICAZIONE UNILATERALE DEL CONTRATTO / A. Lodi ; tutor: F. Delfini ; coordinatrice: M. T. Carinci. DIPARTIMENTO DI DIRITTO PRIVATO E STORIA DEL DIRITTO, 2018 Dec 12. 30. ciclo, Anno Accademico 2017. [10.13130/lodi-andrea_phd2018-12-12].
Abstract:
La modificazione unilaterale del contratto è un tema che impegna, ormai da tempo, la dottrina ed il legislatore. La prassi, infatti, riconosce l’utilità della clausola in funzione adeguatrice del vincolo contrattuale, assunto in una dimensione statica, alle esigenze sorte in fase dinamica, soprattutto quando l’esecuzione del contratto si svolge su uno sviluppo diacronico.
D’altro canto, però, l’idea per cui la parte possa determinare ex uno latere la modificazione del contratto urta con i principi generali che regolano il contratto almeno sotto due punti di vista: da un lato, infatti, la modificazione interviene, in senso per lo più peggiorativo, incidendo la sfera giuridica di un soggetto senza il consenso (né espresso, né tacito) di questi. Dall’altro lato, e per di più, tale modificazione unilaterale interviene su un vincolo a formazione bilaterale che, in ragione della “forza di legge” che gli viene assegnata dall’art. 1372 c.c., non dovrebbe patire variazioni di questo tipo.
L’analisi ha, quindi, preso le mosse dalla disamina del valore dell’accordo e della forza di legge del contratto, quest’ultima in particolare vista nella sua dimensione storica e considerata anche la divisione di opinioni tra coloro che la ritengono un pleonasmo retorico e chi invece le assegna un forte valore sistematico.
Ci si è quindi soffermati su alcuni degli istituti di parte generale del contratto, che presentano particolari affinità con il jus variandi (e.g.: l’arbitraggio della parte e l’offerta di modificazione del contratto eccessivamente oneroso), per escludere che gli stessi disciplinino fattispecie di modificazione unilaterale idonee a fungere da validi punti di partenza per l’analisi della materia de qua.
Si è poi proceduto ad analizzare le maggiori ipotesi di jus variandi previste dalla legge ed in particolare quelle contenute nella disciplina dei tipi del codice civile (nel capitolo secondo) e quelle contenute invece nelle discipline di settore (capitolo terzo). Tale analisi ha avuto uno stampo particolarmente critico nell’escludere la qualificazione di jus variandi a fattispecie pur tradizionalmente così qualificate, per la diversa caratterizzazione rispetto alla materia sotto esame.
Nel capitolo quarto, infine, si sono scomposte le fattispecie tipiche analizzate individuandone i principali elementi caratterizzanti (che sono stati identificati in: an, quantum, e potere - lato sensu - di reazione della parte in soggezione), distinguendo in particolare tra struttura e tecnica legislativa del legislatore codicistico e del legislatore settoriale.
Ciò ha permesso di escludere la rilevanza sistematica della disciplina dei tipi per ricostruire dei principi interpretativi nella valutazione del diritto di modificazione unilaterale introdotto da clausole atipiche di fonte pattizia, ma di procedere ad un’interpretazione mutuata in parte da quanto concluso in tema di jus variandi nelle discipline di settore, in parte da quanto ricavabile dalla disciplina del contratto in generale sui poteri determinativi unilaterali, per stabilire i limiti operativi e di validità di tali clausole atipiche.
In chiusura, si sono brevemente analizzate delle figure contrattuali attinenti alla circolazione di partecipazioni sociali (opzioni put) ed ai contratti dei mercati finanziari (credit default swap), per evidenziarne i punti di attrito con i principi interpretativi precedentemente delineati.
Tipologia IRIS:
Tesi di dottorato
Keywords:
modificazione unilaterale del contratto, jus variandi
Elenco autori:
A. Lodi
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