Data di Pubblicazione:
2013
Citazione:
Via Brera n. 16. A galeria di Pietro Maria Bardi / P. Rusconi. ((Intervento presentato al convegno Modernidade
Latina.
Os Italianos e os
centros do
Modernismo
Latino-americano tenutosi a Auditório do MAC USP Universidade de São Paulo nel 2013.
Abstract:
PROJETO SEMINÁRIO 2013 – CONVÊNIO UNIMI
Modernidade Latina. Os Italianos e os centros do Modernismo Latinoamericano
Via Brera n. 16. La galleria di Pietro Maria Bardi
Paolo Rusconi
Nel 1928 nasceva la “Galleria Bardi s.a.” avente per oggetto il commercio di oggetti e di opere d’arte, le manifestazioni artistiche in genere. Fu una galleria dalla vita breve poiché venne messa in liquidazione anticipata nel 1930 e perché il suo fondatore Pietro Maria Bardi, nello stesso anno, venne chiamato a Roma da Benito Mussolini per dirigere una galleria direttamente sovvenzionata dal capo del governo. Bardi diventò commerciante d'arte per una combinazione di entusiasmo, necessità economica e per alcune circostanze accidentali ma divenne una figura necessaria e insostituibile per creare un vero mercato artistico in Italia.
Egli, infatti, caratterizzò la galleria omonima per alcune novità: innanzitutto il ruolo che doveva giocare l'ambiente e lo spazio per l'esposizione dei quadri, l'importanza dell'illuminazione, poi il peso dato alla pubblicazione di un bollettino con l’attività espositiva, rubriche di mercato, informazioni sindacali, secondo un indirizzo in uso in alcune gallerie europee.
Inoltre Bardi sosteneva che “la nostra non è una nuova galleria d’arte, ma è una organizzazione di mercato artistico”, vale a dire che l’attività riguardava sia l’arte antica sia quella moderna: compravendita di opere con una vigile sorveglianza sul mercato, ed esposizioni aperte ai giovani artisti e al movimento di Novecento.
Altrettanto interessante è la verifica della presenza di artisti espositori nelle sale della galleria; dopo un primo periodo di sostanziale eclettismo, a partire dalla metà del 1929 si produsse una sterzata nel gusto del mercante: dall’autunno la galleria aprì le porte al gruppo dei sei pittori di Torino, a Carlo Carrà e Ardengo Soffici, a Tullio Garbari. I legami con il movimento di giovani artisti, presto su posizioni di aggiornamento alla moderna scuola francese e con i ‘maestri’ moderni dell’arte italiana divennero motivo di uno specifico programma di polemico rinnovamento della cultura artistica nazionale. Gli anni milanesi prima del trasferimento a Roma costituirono, dunque, per Bardi una palestra fondamentale all’esercizio di un nuovo modo di pensare il mercato dell’arte moderna. La galleria omonima a Milano, infatti, può essere considerata, malgrado tutte le ambiguità di un programma spesso poco innovativo, un esemplare modello di una galleria d'arte nuova in Italia.
Tipologia IRIS:
14 - Intervento a convegno non pubblicato
Elenco autori:
P. Rusconi
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